L’alitosi, o cattivo odore dell’alito, è una condizione spesso sottovalutata dai proprietari di animali domestici, che tendono a considerarla “normale” soprattutto nei soggetti anziani.
In realtà, un alito sgradevole è quasi sempre il segnale di una patologia sottostante, nella maggior parte dei casi a carico del cavo orale, ma talvolta anche di organi interni come stomaco, fegato o reni.
Riconoscere precocemente le cause dell’alitosi è fondamentale non solo per migliorare la qualità della vita dell’animale, ma anche per prevenire complicazioni gravi e dolorose.
1. La fisiologia del cavo orale
Il cavo orale dei cani e dei gatti è un ecosistema complesso, abitato da milioni di batteri, molti dei quali innocui o addirittura benefici.
Quando però la flora batterica si altera — per dieta inadeguata, scarsa igiene o presenza di patologie gengivali — si sviluppano microorganismi anaerobi che decompongono residui alimentari e tessuti organici, producendo composti solforati volatili (VSCs) come il metilmercaptano e l’idrogeno solforato, responsabili del classico odore putrido.
La saliva, normalmente, svolge un’azione tampone e detersiva; una salivazione ridotta o alterata, invece, favorisce la proliferazione batterica e l’insorgenza dell’alitosi.
2. Cause orali: la principale origine del problema
Malattia parodontale
È la causa più comune di alito cattivo nei cani (soprattutto di piccola taglia) e nei gatti adulti.
La placca batterica, inizialmente invisibile, si mineralizza trasformandosi in tartaro. Quest’ultimo irrita le gengive, provocando gengivite, tasche parodontali e progressiva distruzione dell’osso alveolare.
Il processo infiammatorio, alimentato da batteri anaerobi Gram-negativi, porta a necrosi dei tessuti e al rilascio di gas maleodoranti.
Nei casi avanzati, possono comparire dolore, perdita dei denti, difficoltà nella masticazione e, nei gatti, addirittura riassorbimenti dentali.
Stomatiti croniche e gengiviti immunomediate
Nei gatti, l’alitosi può essere associata a stomatite cronica felina, una malattia complessa in cui il sistema immunitario reagisce in modo esagerato alla placca batterica.
Spesso è correlata a infezioni virali (come calicivirus e herpesvirus felino), ma anche alla FeLV o FIV.
Il dolore è intenso, la mucosa appare ulcerata e l’alito estremamente fetido. Il trattamento può richiedere estrazioni dentali multiple e terapie immunomodulanti.
Ascessi, corpi estranei e neoplasie
Un corpo estraneo incastrato (spiga, scheggia di osso o pezzo di bastoncino) o un ascesso radicolare può determinare una infezione purulenta localizzata.
Nei soggetti anziani, l’alitosi può essere il primo segno di neoplasie orali (come il carcinoma squamocellulare o il melanoma maligno), che tendono a ulcerarsi e infettarsi rapidamente.
3. Cause sistemiche dell’alitosi
Non sempre l’origine è nel cavo orale. Alcune patologie interne possono modificare l’odore dell’alito in modo caratteristico:
-
Insufficienza renale cronica: l’accumulo di urea nel sangue porta alla formazione di ammoniaca, che dà all’alito un odore “uremico”, simile a quello dell’ammoniaca o della pipì.
-
Diabete mellito: quando non controllato, provoca la formazione di corpi chetonici che conferiscono un odore dolciastro e fruttato.
-
Malattie epatiche: la ridotta capacità del fegato di metabolizzare le tossine può causare un alito dal sentore dolciastro ma nauseante.
-
Disturbi gastrointestinali: gastrite, reflusso o alterazioni della flora intestinale possono contribuire a un alito pesante, anche in assenza di patologie dentali.
4. Diagnosi: indagare la causa, non mascherare l’odore
Una corretta diagnosi richiede un approccio sistematico.
Il veterinario effettua un esame del cavo orale per valutare:
-
quantità di placca e tartaro;
-
infiammazione gengivale;
-
mobilità dentale;
-
eventuali lesioni, ulcerazioni o masse.
Se necessario, si procede con:
-
Esame orale in anestesia, che permette di esplorare aree nascoste e pulire accuratamente i denti;
-
Radiografie dentali intraorali, per valutare lo stato delle radici e dell’osso;
-
Esami del sangue, per identificare patologie renali, epatiche o metaboliche.
Un’anamnesi accurata (tipo di alimentazione, abitudini di masticazione, eventuali vomiti o sete aumentata) completa il quadro diagnostico.
5. Terapia: eliminare la causa, non solo l’odore
Il trattamento dipende sempre dalla causa sottostante.
Malattia parodontale
-
Detartrasi ultrasonica professionale e lucidatura.
-
Estrazione dei denti mobili o infetti.
-
Terapia antibiotica e antinfiammatoria mirata, se necessario.
Stomatite felina
-
Antibiotici e antinfiammatori nei casi lievi.
-
Terapie immunosoppressive (come cortisonici o ciclosporina).
-
Estrazioni parziali o totali nei casi gravi per ridurre lo stimolo antigenico.
Patologie sistemiche
-
Terapia specifica per la malattia di base (es. fluidoterapia e dieta renale per l’insufficienza renale, insulina per il diabete, ecc.).
Rimedi fai-da-te da evitare
Collutori o spray per mascherare l’odore non risolvono il problema e possono essere irritanti o tossici.
Anche i rimedi “naturali” a base di oli essenziali vanno evitati senza indicazione veterinaria.
6. Prevenzione: la vera arma vincente
La prevenzione dell’alitosi passa attraverso una corretta igiene orale quotidiana e controlli periodici.
-
Spazzolamento dei denti: il metodo più efficace. Si usano spazzolini morbidi e dentifrici specifici per animali (mai umani!).
-
Snack e alimenti dentali: aiutano a ridurre la placca grazie all’azione meccanica.
-
Additivi per l’acqua e polveri da aggiungere al cibo: alcuni contengono sostanze enzimatiche o zinco che limitano la crescita batterica.
-
Controllo veterinario annuale: permette di intercettare precocemente gengiviti e accumuli di tartaro.
Nei soggetti predisposti, una detartrasi preventiva ogni 12-18 mesi è la soluzione ideale per mantenere gengive sane e un alito neutro.
7. Quando preoccuparsi
Rivolgiti al veterinario se noti:
-
alito improvvisamente più forte o pungente;
-
gengive arrossate o sanguinanti;
-
difficoltà nella masticazione o riluttanza a mangiare crocchette;
-
perdita di denti o salivazione eccessiva;
-
cambiamenti nell’odore dell’alito (dolciastro, ammoniacale, putrido).
Questi segnali non vanno ignorati: dietro a un semplice cattivo odore può celarsi una malattia dolorosa o sistemica.
Conclusione
L’alitosi non è un difetto estetico, ma un sintomo clinico.
Curarla significa prendersi cura della salute generale dell’animale, prevenendo dolore, infezioni e complicanze.
Una buona igiene orale quotidiana, una dieta equilibrata e visite veterinarie regolari sono la base per un sorriso sano e… un alito piacevole!