
Con l’aumento dell’aspettativa di vita degli animali da compagnia, grazie a una migliore nutrizione, prevenzione e cure veterinarie, è sempre più frequente osservare fenomeni di invecchiamento cerebrale nei cani e nei gatti. Questa condizione, nota in medicina veterinaria come Disfunzione Cognitiva (CDS – Cognitive Dysfunction Syndrome), è paragonabile alla demenza senile dell’uomo, come l’Alzheimer, e colpisce il sistema nervoso centrale degli animali anziani.
Cos’è la sindrome da disfunzione cognitiva?
La CDS è una neurodegenerazione progressiva legata all’età, caratterizzata da un progressivo declino delle funzioni cognitive: memoria, apprendimento, percezione e attenzione. A livello anatomico, si osservano:
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Atrofia cerebrale, in particolare a carico dell’ippocampo e della corteccia frontale.
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Accumulo di β-amiloide nei neuroni, con conseguente stress ossidativo e morte cellulare.
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Ridotta neuroplasticità e neurogenesi.
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Alterazioni della neurotrasmissione (es. diminuzione di dopamina, serotonina, acetilcolina).
Segni clinici: cosa osservare nel proprio animale?
I segni possono inizialmente essere lievi e facilmente scambiati per “normale invecchiamento”. La progressione può essere suddivisa in quattro categorie secondo l’acronimo DISHA:
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Disorientation: disorientamento in ambienti familiari, difficoltà a trovare la ciotola o la porta di casa.
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Interaction changes: alterazioni nel rapporto con il proprietario o con altri animali (più distacco, irritabilità).
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Sleep-wake cycle alterations: sonno interrotto, vocalizzazioni notturne, irrequietezza notturna.
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House-soiling: perdita del controllo degli sfinteri, sporcare in casa nonostante sia stato educato.
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Activity level changes: apatia o, al contrario, comportamenti ripetitivi o senza scopo.
Trattamento e gestione: cosa può fare il veterinario
Sebbene non esista una cura definitiva per la CDS, interventi farmacologici e nutrizionali possono rallentare il processo e migliorare la qualità della vita:
1. Terapie farmacologiche:
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Selegilina: inibitore selettivo delle MAO-B, migliora la neurotrasmissione dopaminergica.
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Antiossidanti: vitamina E, vitamina C, SAMe (S-adenosilmetionina).
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Farmaci ansiolitici in caso di disturbi comportamentali secondari.
2. Dieta e integratori:
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Alimenti arricchiti con acidi grassi omega-3, antiossidanti, fosfatidilserina, arginina.
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Integratori nutraceutici mirati per il supporto cognitivo.
3. Terapie comportamentali:
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Stimolazione mentale quotidiana (giochi interattivi, addestramento leggero).
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Routine coerente per ridurre stress e ansia.
Consigli pratici per i proprietari
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Rendere l’ambiente prevedibile: evitare cambiamenti improvvisi, mantenere sempre oggetti e letti negli stessi luoghi.
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Stimolare con dolcezza: proporre attività leggere ma costanti (es. passeggiate brevi, interazione quotidiana).
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Attenzione al ritmo sonno-veglia: luci soffuse la sera, attività diurne regolari.
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Monitorare i sintomi e comunicarli tempestivamente al veterinario: i cambiamenti comportamentali non vanno mai ignorati.
Conclusioni
L’invecchiamento cerebrale non deve essere considerato una condizione “normale e inevitabile” priva di soluzioni. Con un’attenta osservazione da parte del proprietario e un piano terapeutico mirato, è possibile migliorare in modo significativo il benessere del cane o del gatto anziano, restituendogli una qualità di vita dignitosa e serena anche negli ultimi anni.