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Autore: silvia

L’ipotiroidismo del cane…una patologia endocrina molto frequente

L’ipotiroidismo è una delle patologie endocrine più comuni nei cani adulti. Si verifica quando la ghiandola tiroidea non produce una quantità sufficiente di ormoni tiroidei, compromettendo diversi processi metabolici. Ecco un approfondimento sui suoi aspetti principali.

1. Cos’è l’ipotiroidismo del cane?

L’ipotiroidismo è una disfunzione della ghiandola tiroidea, situata nel collo, che regola il metabolismo attraverso la produzione degli ormoni tiroidei (T3 e T4). Questa condizione è generalmente causata da una tiroidite linfocitaria ( di origine autoimmune) o dall’atrofia idiopatica della tiroide. E’ più comune in razze di taglia media e grande come Golden Retriever, Doberman, Labrador Retriever e Pastore Tedesco, e si manifesta spesso nei cani di età compresa tra 4 e 10 anni.

2.Quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo?

L’ipotiroidismo presenta una vasta gamma di sintomi, molti dei quali sono aspecifici, rendendo la diagnosi non immediata. Tra i segnali clinici più comuni troviamo:
  • aumento di peso nonostante una dieta regolare
  • letargia e ridotta tolleranza all’esercizio fisico
  • pelo opaco, secco e fragile, con perdita di pelo localizzata o generalizzata
  • dermatiti ricorrenti, infezioni cutanee e ispessimento della pelle
  • intolleranza al freddo, con il cane che cerca fonti di calore
  • bradicardia (riduzione della frequenza cardiaca)
  • in casi avanzati neuropatie periferiche con debolezza muscolare, atassia o paralisi parziale.

3.Come viene diagnosticato l’ipotiroidismo?

La diagnosi di ipotiroidismo richiede una combinazione di anamnesi, esame clinico e test di laboratorio.
  • Esami del sangue: la misurazioni dei livelli di T4 totale (ormone tiroideo)  è il primo passo. Un valore basso può indicare ipotiroidismo, ma va interpretato con attenzione perché il T4 può diminuire anche in caso di malattie concomitanti o somministrazione di alcuni farmaci.
  • Test del TSH: l’ormone stimolante la tiroide (TSH) è generalmente elevato nei cani ipotiroidei.
  •  T4 libero: l’analisi del T4 libero è più specifica per confermare la diagnosi.
  • Ecografia tiroidea: utile in casi dubbi per valutare la struttura della ghiandola tiroidea.

4.Prevenzione dell’ipotiroidismo

Non esiste una vera e propria prevenzione per l’ipotiroidismo, poiché  molte cause sono genetiche o autoimmuni. Tuttavia ci sono alcuni accorgimenti che possono aiutare:
  • controlli periodici dal veterinario, soprattutto per razze predisposte
  • una dieta equilibrata e di qualità per mantenere una buona salute generale
  • evitare il sovrappeso che può aggravare i sintomi e complicare la diagnosi.

5.Trattamento dell’ipotiroidismo

Il trattamento è generalmente molto efficace e si basa sulla somministrazione di levotiroxina sodica, un ormone tiroideo sintetico.
  • la dose viene stabilita dal veterinario e può richiedere aggiustamenti in base alla risposta clinica e ai valori ematici
  • sono necessari controlli regolari per monitorare i livelli di T4 e garantire l’efficacia della terapia
  • una volta iniziato il trattamento è a vita, ma i risultati sono spesso eccellenti, con il cane che torna a uno stato di salute normale.

6.Consigli per i proprietari

  • riconoscere i sintomi: se noti uno o più dei segni descritti consulta subito il veterinario. L’ipotiroidismo se non trattato può avere conseguenze gravi.
  • seguire la terapia con costanza: la somministrazione regolare del farmaco è essenziale per mantenere il cane in salute.
  • effettuare controlli regolari: test periodici sono fondamentali per garantire che il trattamento sia adeguato
  • gestione dello stile di vita: una dieta equilibrata e un peso corporeo ottimale sono importanti per ridurre lo stress metabolico.

Conclusione

L’ipotiroidismo è una patologia cronica ma gestibile, che non impedisce al cane di  condurre una vita felice e sana, purché venga diagnosticato e trattato tempestivamente. Con il supporto del veterinario e l’impegno del proprietario è possibile garantire al cane una qualità di vita ottimale e senza complicazioni.        

Giardia nei cani e nei gatti: tutto ciò che devi sapere

La giardia è un parassita microscopico che colpisce comunemente cani e gatti, causando problemi gastrointestinali. Di seguito analizzeremo i sette aspetti fondamentali di questa infezione, con un approccio scientifico e pratico.  

1. Cos’è la Giardia?

  La Giardia è un protozoo appartenente al genere Giardia duodenalis (o G. intestinalis), responsabile della giardiasi. Questo parassita si localizza nell’intestino tenue degli animali infetti, interferendo con l’assorbimento dei nutrienti. È caratterizzato da due forme:  
  •  Trofozoita, che vive attivamente nell’intestino.
  • Cisti, una forma resistente eliminata con le feci, che può sopravvivere a lungo nell’ambiente.
 

2. Sintomi della giardiasi

  I sintomi variano da lievi a severi e includono:  
  • Diarrea persistente o intermittente, spesso con feci maleodoranti e con muco.
  •  Dimagrimento nonostante un appetito normale
  • Letargia e perdita di energia.
Nei cuccioli o animali immunocompromessi, i sintomi possono essere più gravi, con rischio di disidratazione.  

3. Diagnosi della giardiasi

  La diagnosi si basa su:
  • Esame delle feci: la ricerca microscopica di cisti tramite metodi di flottazione o colorazioni specifiche (come il Lugol).
  •  Test immunologici: come il test ELISA o il test SNAP, che rilevano antigeni specifici della giardia nelle feci, aumentando l’accuratezza diagnostica.
  •  Test molecolari (PCR): utilizzati per confermare la presenza del DNA del parassita, soprattutto in casi dubbi.
Dato che le cisti possono essere eliminate in modo intermittente, si consiglia di esaminare più campioni fecali raccolti in giorni consecutivi.  

4. Trattamento della giardiasi

  Il trattamento prevede:

Farmaci antiparassitari:

  •  Fenbendazolo: efficace contro la Giardia e ben tollerato
  •  Metronidazolo: spesso usato in combinazione per aumentare l’efficacia
 

Terapie di supporto:

nei casi più gravi può essere necessario reidratare l’animale con fluidoterapia.

Gestione ambientale:

per evitare la reinfestazione, è fondamentale pulire a fondo l’ambiente domestico, disinfettando superfici e lavando materiali in contatto con l’animale.  

5. Prevenzione della giardiasi

  La prevenzione passa attraverso:
  •  Igiene ambientale: rimuovere quotidianamente le feci e disinfettare le superfici con prodotti specifici.
  •  Acqua pulita: evitare che animali bevano da fonti stagnanti o contaminate.
  •  Controlli regolari: analisi delle feci frequenti, specialmente in cuccioli o in situazioni di convivenza con più animali.
 

6. Trasmissione all’uomo (zoonosi)

  La giardia è una zoonosi: le cisti possono contaminare l’acqua o gli alimenti e infettare l’uomo, soprattutto nei bambini e negli individui immunodepressi. Per ridurre il rischio:
  •  Lavarsi sempre le mani dopo aver maneggiato feci o animali infetti.
  •  Evitare il contatto diretto con acqua potenzialmente contaminata.
 

7. Evitare la reinfestazione

  Per prevenire nuovi episodi di giardiasi, è importante:
  •  Trattare tutti gli animali conviventi, anche se asintomatici.
  •  Lavare lettiere, ciotole, tappeti e tessuti con acqua calda e detergenti adeguati.
  •  Monitorare il trattamento con test di controllo, per verificare l’effettiva eliminazione del parassita.
 

Conclusione

  La giardiasi è un’infezione comune ma prevenibile e trattabile con le giuste precauzioni. Collaborare con il veterinario per una diagnosi precoce e seguire le misure di igiene è essenziale per proteggere non solo i nostri animali ma anche la nostra salute.

La leptospirosi nel cane: una minaccia da conoscere e prevenire

La leptospirosi è una malattia infettiva causata da batteri del genere Leptospira. Si tratta di una zoonosi, cioè una malattia che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, rappresentando un rischio sanitario significativo sia per i cani che per i loro proprietari. Analizziamo questa patologia nei seguenti punti chiave.  

Che cos’è la leptospirosi

La leptospirosi è un’infezione batterica sistemica causata da Leptospira Interrogans, un batterio a forma di spirale (spirocheta). Questa malattia può colpire numerosi organi, tra cui reni, fegato, polmoni e sistema nervoso centrale, portando a insufficienza d’organo emorragie e persino morte. La trasmissione avviene principalmente attraverso l’esposizione a urine contaminate da animali infetti, che possono contaminare acqua stagnante, terreno umido e superfici.

Le sierovarianti di leptospirosi presenti in Italia

Esistono numerose sierovarianti (serovars)di Leptospira, ma solo alcune sono di maggiore rilevanza clinica nei cani e nell’uomo. In Italia le sierovarianti più comuni includono:
  • Leptospira icterohaemorrhagiae (trasmessa soprattutto dai ratti)
  • Leptospira canicola (specifica del cane)
  • Leptospira grippotyphosa
  • Leptospira pomona
  • Leptospira bratislava
Ogni sierovariante può avere un impatto diverso, ma tutte possono causare forme gravi di malattia se non trattate tempestivamente.

Sintomi clinici della leptospirosi

I segni clinici della leptospirosi possono variare da lievi a gravi e includono:
  • fase iniziale: febbre, letargia, anoressia e vomito
  • fase avanzata: ittero (colorazione giallastra delle mucose  e della pelle), insufficienza renale acuta (aumento della sete e della produzione di urina), insufficienza epatica emorragie (epistassi e petecchie) e difficoltà respiratorie
  • forme croniche: possono emergere se la malattia non viene diagnosticata in tempo, causando danni permanenti a fegato e reni.

Diagnosi della leptospirosi

La diagnosi della leptospirosi si basa su:
  • esami ematologici e biochimici: alterazioni dei valori renali (urea e creatinina) e epatici (ALT,ALP e bilirubina) possono indicare insufficienza d’organo
  • esami specifici:
  • MAT (Microscopic Agglutination Test): esame sierologico per rilevare anticorpi specifici
  • PCR (Polymerase Chain Reaction): permette di identificare il DNA del batterio nel sangue o nelle urine, confermando un’infezione attiva
  • Colture batteriche: poco utilizzate per la lunga tempistica necessaria

Prevenzione della leptospirosi

La prevenzione della leptospirosi è fondamentale soprattutto nelle aree a rischio. Le misure preventive includono:
  • vaccinazione : i vaccini disponibili proteggono contro le principali sierovarianti, ma è necessario un richiamo regolare (annuale)
  • controllo ambientale: limitare l’accesso dei cani a fonti di acque stagnanti o potenzialmente contaminate
  • igiene: pulire accuratamente le aree frequentate da roditori e disinfettare regolarmente gli ambienti
  • protezione personale: usare guanti quando si maneggiano urine o materiali potenzialmente infetti

La leptospirosi come zoonosi

La leptospirosi è una zoonosi, il che significa che può essere trasmessa da cani infetti agli essere umani, principalmente attraverso il contatto con urine contaminate. Nell’uomo può causare febbre alta, dolori muscolari, ittero, insufficienza renale e complicanze respiratorie talvolta letali. E’ essenziale adottare misure preventive sia per proteggere il cane che per evitare rischi per la salute umana.  

Conclusioni sulla leptospirosi

La leptospirosi è una malattia grave ma prevenibile. Conoscere i rischi, riconoscere i sintomi e intervenire tempestivamente può fare la differenza per la salute del cane e della famiglia. La vaccinazione regolare e l’attenzione all’igiene sono strumenti indispensabili per contrastare questa minaccia.    

La malattia parodontale del cane

La malattia parodontale è una delle patologie dentali più comuni nei cani, che può influire gravemente sulla salute generale se non trattata. Di seguito, analizziamo i principali aspetti di questa condizione.  

1. Definizione della malattia parodontale

La malattia parodontale è un’infiammazione cronica dei tessuti di supporto del dente, inclusi gengive, legamenti parodontali e osso alveolare. Essa progredisce attraverso diverse fasi, partendo dalla gengivite fino alla parodontite, che può causare la perdita del dente.

2. Cause della parodontite

Le principali cause includono:
  • Accumulo di placca e tartaro: batteri orali formano una pellicola (placca) che, se non rimossa, si mineralizza in tartaro
  • Mancanza di igiene orale: assenza di spazzolatura regolare e controlli odontoiatrici
  • Dieta inappropriata: cibi molli che non favoriscono la rimozione meccanica della placca
  • Predisposizione genetica: alcune razze, come i piccoli cani, sono più soggette.
 

3. Conseguenze della malattia parodontale

La malattia parodontale non si limita alla cavità orale ma può avere ripercussioni sistemiche, tra cui:
  • Batteriemia: i batteri orali possono entrare nel flusso sanguigno
  • Danni agli organi interni: cuore, fegato e reni possono essere colpiti
  • Dolore cronico: che riduce la qualità della vita del cane.
 

4. Sintomi della parodontite

I segni clinici possono variare in base alla gravità e includono:
  • Alitosi persistente (alito cattivo)
  • Gengive arrossate, gonfie o che sanguinano
  • Perdita di appetito e difficoltà nella masticazione
  • Denti mobili o persi
  • Accumulo evidente di tartaro
 

5. Prevenzione della malattia parodontale

La prevenzione è fondamentale per evitare la progressione della malattia. Ecco alcune misure chiave:
  • Igiene orale regolare: spazzolare i denti del cane quotidianamente con dentifrici specifici
  • Dieta adeguata: somministrare alimenti o snack masticabili progettati per promuovere la salute dentale
  • Visite veterinarie periodiche: controlli e pulizie dentali professionali almeno una volta all’anno
  • Prodotti specifici: utilizzo di gel, spray o additivi per l’acqua per ridurre i batteri orali.
 

Conclusione sulla parodontite

La malattia parodontale è prevenibile e gestibile con una cura regolare e una diagnosi tempestiva. Una buona igiene orale e visite periodiche dal veterinario possono fare la differenza nella qualità di vita del tuo cane.

Prevenzione delle malattie legate all’inverno nei piccoli animali

L’inverno può rappresentare una sfida per la salute dei nostri animali. Il freddo, l’umidità e i cambiamenti climatici possono favorire l’insorgenza di diverse patologie. Prevenire è fondamentale per garantire il benessere di cani e gatti durante la stagione fredda. Ecco cinque punti chiave per una prevenzione efficace.    

1. Protezione dal freddo e dall’umidità

Cani e gatti, specialmente quelli a pelo corto, cuccioli o anziani, sono particolarmente sensibili alle basse temperature. E’ fondamentale:
  • garantire un riparo adeguato: le cucce devono essere isolate e sollevate da terra. Evitare che dormano su pavimenti freddi o in ambienti umidi
  • abbigliamento protettivo: per i cani più sensibili, utilizzare cappottini o maglioni durante le passeggiate
  • limitare l’esposizione : evitare che trascorrano troppo tempo all’aperto in condizioni climatiche estreme

2.Nutrizione adeguata

Durante l’inverno il fabbisogno energetico di molti animali può aumentare per mantenere la temperatura corporea. E’ importante:
  • adattare la dieta: fornire alimenti di alta qualità, bilanciati e , se necessario, con un apporto calorico leggermente superiore
  • anche se il freddo può ridurre il desiderio di bere, è essenziale garantire che abbiano sempre accesso ad acqua fresca, soprattutto se consumano cibo secco

3. Prevenzione delle malattie respiratorie

Il freddo e i bruschi cambiamenti di temperatura possono causare problemi respiratori, come raffreddori e bronchiti. Per prevenire:
  • evitare sbalzi termici: passaggi improvvisi da ambienti caldi a freddi possono indebolire il sistema immunitario
  • ambienti ventilati ma caldi: mantenere una temperatura confortevole nelle aeree in cui vivono
  • visite veterinarie regolari: monitorare la salute dell’apparato respiratorio, specialmente in animali con patologie

4.Protezione dai parassiti

Molti proprietari pensano che i parassiti siano un problema esclusivo della primavera e dell’estate, ma alcuni, come le pulci, possono sopravvivere in casa durante l’inverno. Per proteggerli:
  • trattamenti antiparassitari: continuare a somministrare prodotti specifici per pulci e zecche
  • igiene domestica: lavare regolarmente coperte e letti e mantenere la casa pulita.

5.Attenzione alle zampe e alla pelle

Il freddo e il contatto con neve, ghiaccio o sale usato per sciogliere il ghiaccio possono danneggiare le zampe dei cani. Ecco come prevenire:
  • protezione delle zampe: usare creme specifiche per idratare i cuscinetti plantari e proteggerli da screpolature
  • pulizia post-passeggiata: lavare ed asciugare le zampe per rimuovere sale o sostanze irritanti
  • controllo della pelle : monitorare eventuali irritazioni o segni di dermatite che possono peggiorare con il freddo
 

Conclusioni

L’inverno richiede attenzioni particolari per garantire il benessere di cani e gatti. Seguendo questi cinque punti e mantenendo una buona comunicazione con il veterinario, è possibile prevenire molte delle malattie legate alla stagione fredda e assicurare che i nostri amici a quattro zampe affrontino l’inverno in salute e in serenità.          

L’emocromo nei piccoli animali

Cos’è l’emocromo?

L’emocromo, o esame emocromocitometrico, è uno degli strumenti diagnostici più importanti in medicina veterinaria. E’ un esame di laboratorio che permette di analizzare i componenti del sangue e fornire indicazioni preziose sulla salute del cane e del gatto. In questo articolo esploreremo a cosa serve l’emocromo, percché è utile nei piccoli animali, i principali parametri che lo compongono e cosa possono indicare eventuali alterazioni.

A cosa serve l’emocromo?

L’emocromo è fondamentale per valutare lo stato di salute dell’animale. Attraverso l’analisi delle cellule del sangue è possibile rilevare infezioni, anemie, alterazioni della coagulazione e disfunzione di alcuni organi. Spesso l’emocromo è uno dei primi esami richiesti durante una visita clinica, sia in presenza di sintomi specifici che come parte di un controllo di routine.

Perché l’emocromo è utile nel cane e nel gatto?

Cani e gatti, come gli esseri umani, possono sviluppare una vasta gamma di patologie che influenzano il sangue e gli organi correlati. L’emocromo è utile per:
  • diagnosi precoce: identificare problemi di salute prima che si manifestino sintomi evidenti
  • monitoraggio: controllare l’andamento di una malattia o l’efficacia di un trattamento
  • prevenzione: rilevare anomalie in check-up periodici, aiutando a prevenire lo sviluppo di condizioni gravi.

Quali sono i parametri dell’emocromo?

L’emocromo analizza diversi parametri, tra cui:
  • globuli rossi (eritrociti): indicano la capacità del sangue di trasportare ossigeno. Valori bassi possono suggerire anemia, mentre valori alti possono essere legati a disidratazione o altre condizioni
  • emoglobina e ematocrito: forniscono ulteriori dettagli sul trasporto dell’ossigeno e sul volume totale dei globuli rossi nel sangue
  • globuli bianchi (leucociti): indicativi della risposta immunitaria. Valori alterati possono segnalare infezioni, infiammazioni o malattie del midollo osseo.
  • piastrine: coinvolte nella coagulazione del sangue. Valori bassi possono aumentare il rischio di emorragie.
  • indice RDW: misura la variazione delle dimensioni dei globuli rossi, utile per identificare alcune forme di anemia.

Cosa indicano le alterazioni dei parametri dell’emocromo?

Le anomalie dei parametri dell’emocromo possono fornire indicazioni precise su determinate condizioni:
  • anemia: riduzione di globuli rossi, emoglobina o ematocrito , spesso dovuta a perdite di sangue, carenze nutrizionali, malattie croniche, malattie infettive che provocano la distruzione di queste cellule o patologie autoimmuni.
  • leucocitosi: aumento dei globuli bianchi, che può indicare infezioni, infiammazioni o stress.
  • leucopenia: diminuzione dei globuli bianchi, spesso legata a infezioni virali o a problemi del midollo osseo
  • trombocitopenia: riduzione delle piastrine, che può causare difficoltà nella coagulazione del sangue
  • policitemia: aumento dei globuli rossi, spesso associato a disidratazione o malattie del midollo osseo.

Conclusione

L’emocromo è uno strumento diagnostico insostituibile nella pratica veterinaria. Grazie alla sua capacità di fornire una panoramica completa dello stato di salute dell’animale, è essenziale per identificare e trattare tempestivamente una vasta gamma di condizioni.    

Come affrontare i botti di capodanno

Perché cani e gatti hanno paura dei botti di capodanno?

I nostri animali domestici hanno paura dei rumori molto forti e improvvisi come quelli provocati dai fuochi d’artificio per diversi motivi. Innanzitutto hanno un udito più sviluppato e percepiscono quindi in misura maggiore il rumore creato dai botti. In secondo luogo non comprendono la causa e l’origine di questi rumori forti e continui che spesso vengono percepiti come pericoli gravi e scatenare reazioni incontrollate. In ultima spesso questi rumori possono rievocare dei traumi subiti in precedenza scatenando gravi situazioni di stress.

Quali sono i sintomi che vediamo nei nostri animali scatenati dalla paura dei fuochi d’artificio?

I rumori provocati dai botti possono scatenare diversi sintomi. Ad esempio sintomi di disagio sono:
  • sbadigli
  • coda in mezzo alle gambe
  • orecchie indietro
  • salivazione abbondante
Sintomi di paura sono:
  • ricerca del proprietario
  • tremori
  • vocalizzazioni
  • midriasi
  • tendenza a nascondersi
  • aumento della frequenza respiratoria
  • aumento della frequenza cardiaca
Sintomi di fobia incontrollata sono:
  • tendenza a scappare di casa o dal luogo in cui si trovano i rumori
  • tendenza a ferirsi nel tentativo di fuga
  • tendenza a tirare il guinzaglio fino al soffocamento
  • perdita di feci e urine
 

Cosa possiamo fare per aiutare i nostri animali durante i fuochi d’artificio?

Cosa evitare:
  • evitare di lasciare il nostro animale in casa da solo
  • evitare di lasciare il nostro animale sul balcone o in un luogo in cui possa ferirsi cercando di scappare
  • evitare di punirlo o sgridarlo se dovesse manifestare paura o agitazione
  • evitare di somministrare farmaci tranquillanti umani o terapie “fai da te”
Cosa fare per aiutare il nostro animale:
  • creare un rifugio in giardino o all’interno della casa dove il nostro animale si possa sentire al sicuro
  • attutire i rumori chiudendo porte e finestre o posizionandosi nella stanza più isolata
  • mettere vicino all’animale o fargli indossare una maglietta o un indumento con il nostro odore
  • se siamo all’esterno tenere il cane saldamente al guinzaglio e possibilmente munirsi anticipatamente di un collare gps
  • cercare di distrarre l’animale con nuovi giochi
  • accendere televisione o radio per mascherare il rumore dei botti
  • accarezzare e parlare in modo calmo all’animale
  • in casi gravi chiedere anticipatamente consiglio ad un veterinario comportamentalista

Somministrare farmaci per calmare l’animale che ha paura dei fuochi d’artificio?

Spesso i proprietari chiedono la prescrizione di farmaci per affrontare la paura dei botti del proprio animale, ma non esistono farmaci che abbiano un effetto immediato. I sedativi e tranquillanti possono limitare le capacità motorie dell’animale ma non risolvono le fobie. I farmaci umani vanno assolutamente evitati perché possono avere effetti collaterali pericolosi. L’utilizzo di feromoni o nutraceutici può essere utile per ridurre la situazione di stress dell’animale ma devono essere somministrati e utilizzati a partire da alcuni giorni prima dell’evento. Se l’animale ha manifestato in precedenza uno stato di grave fobia è consigliato iniziare un percorso di rinforzo psicologico con un veterinario comportamentalista.      

La leucemia felina, tutto quello che c’é da sapere

Cos’è la Felv

La leucemia felina è una malattia virale del gatto causata da un retrovirus, il Feline Leukemia virus (Felv). E’ una malattia grave, diffusa in tutto il mondo, che colpisce il sistema immunitario del gatto rendendolo vulnerabile a gravi problematiche. Le conseguenze della malattia sono spesso mortali data la capacità del virus di indurre immunosoppressione e sviluppo di neoplasie.

Come si trasmette la leucemia felina

Il virus si trasmette dal gatto infetto al gatto sano attraverso contatto diretto, in modo particolare tramite la saliva, il sangue, le secrezioni nasali e oculari. Si trasmette anche da madre infetta al feto tramite la placenta e il latte materno.

Sintomi della Felv

  • abbattimento
  • febbre
  • mancanza di appetito
  • anemia
  • diarrea
  • dimagrimento
  • problemi respiratori
  • infezioni ricorrenti
  • neoplasie

Patogenesi della leucemia felina

La particolarità della patogenesi di FeLV sta nel fatto che, dopo che è avvenuta l’infezione, si possono sviluppare quattro eventi differenti
  1.  Il gatto sviluppa una viremia persistente. Questo si verifica in 1/3 circa dei gatti esposti virus, e la maggior parte di questi manifesta i segni clinici delle patologie correlate all’infezione che ne determineranno la morte entro 3-5 anni.
  2.  2/3 dei gatti sviluppano una viremia transitoria che di solito si risolve in 4-6 settimane dopo la penetrazione del virus (estinzione dell’infezione – infezione abortiva).
  3.  una parte dei gatti con viremia transitoria non è però in grado di eliminare tutte le cellule infette e sviluppa quindi un’infezione latente. In questo caso, il virus rimane “nascosto“ a livello midollare e si può manifestare di nuovo in seguito a determinati stimoli o a trattamenti con corticosteroidi.
  4.  Un piccola percentuale di gatti può infine sviluppare una forma focale (localizzata) dell’infezione: in questa situazione il virus è sequestrato in alcuni tessuti.

Diagnosi della Felv

La leucemia felina viene facilmente diagnosticata tramite un test rapido (Test ELISA) che rileva la presenza di antigeni del virus responsabile. Questo test viene eseguito su una goccia di sangue e permette di vedere il risultato dopo pochi minuti. In alternativa, nei casi dubbi, il campione di sangue può essere inviato ad un laboratorio per un esame più preciso chiamato PCR.

Terapia della leucemia felina

Non esiste una terapia specifica per la Felv, ma si possono trattare le patologie ad essa correlate con i normali protocolli medici.

Prevenzione della Felv

La vaccinazione da FeLV è consigliata a:
  • Tutti i gattini, poiché lo stile di vita spesso cambia dopo l’adozione e possono diventare a rischio di esposizione FeLV
  • Gatti che hanno accesso all’esterno
  • Gatti che convivono con gatti che hanno accesso all’esterno
  • Gatti che hanno contatti con sconosciuti
  • Gatti che vivono in ambienti con elevato turnover di animali (ad esempio rifugi, Case multigatto)
  • Gatti che vivono con gatti FeLV-positivo