1. Introduzione
Le malattie cardiache nei cani e nei gatti rappresentano una delle principali cause di patologia cronica, soprattutto negli animali adulti e anziani.
Il cuore, organo centrale dell’apparato circolatorio, è responsabile della distribuzione del sangue e dell’ossigeno ai tessuti. Quando la sua funzione viene compromessa, si verificano alterazioni della pressione e dell’ossigenazione sistemica che, nel tempo, possono condurre allo scompenso cardiaco congestizio (CHF).
La difficoltà maggiore è che molte cardiopatie evolvono in modo subclinico per mesi o anni, fino alla comparsa di sintomi evidenti. La prevenzione e la diagnosi precoce diventano quindi fondamentali per prolungare la vita e migliorare il benessere dell’animale.
2. Tipologie di malattie cardiache
Le cardiopatie si classificano in due grandi categorie: congenite e acquisite.
2.1 Cardiopatie congenite
Sono presenti sin dalla nascita e dovute a malformazioni anatomiche del cuore o dei grossi vasi. Possono interessare valvole, setti o arterie.
Le più comuni sono:
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Difetto del setto interventricolare (VSD) – un’apertura tra i due ventricoli che causa un passaggio anomalo di sangue.
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Stenosi polmonare – restringimento della valvola polmonare, con aumento del carico sul ventricolo destro.
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Stenosi subaortica – frequente in razze come Boxer e Golden Retriever.
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Dotto arterioso di Botallo persistente (PDA) – molto comune nel Pastore Tedesco e nel Barboncino.
Alcune di queste patologie possono essere corrette chirurgicamente o gestite farmacologicamente se diagnosticate in tempo.
2.2 Cardiopatie acquisite
Compaiono nel corso della vita, spesso come conseguenza di degenerazioni valvolari o alterazioni del muscolo cardiaco.
Le principali sono:
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Degenerazione mixomatosa della valvola mitrale (MMVD) – la più frequente nei cani di piccola taglia (Cavalier King Charles Spaniel, Barboncino, Bassotto, Shih Tzu). Porta a un reflusso di sangue dal ventricolo sinistro all’atrio sinistro.
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Cardiomiopatia dilatativa (DCM) – tipica dei cani di taglia grande (Dobermann, Alano, Pastore Tedesco, Labrador). Il cuore diventa dilatato e meno efficiente nella contrazione.
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Cardiomiopatia ipertrofica (HCM) – la più comune nei gatti, caratterizzata da un ispessimento del miocardio che riduce il riempimento ventricolare. Colpisce spesso razze predisposte come Maine Coon, Ragdoll, British Shorthair e Persiano.
3. Fisiopatologia e sintomi clinici
Quando il cuore non riesce più a pompare sangue in modo efficace, l’organismo attiva meccanismi compensatori (sistema renina-angiotensina-aldosterone, aumento della frequenza cardiaca, vasocostrizione periferica) che, nel tempo, peggiorano lo scompenso.
I sintomi clinici più frequenti includono:
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Tosse cronica, specialmente notturna, causata da congestione polmonare o compressione dei bronchi.
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Affaticamento e intolleranza all’esercizio, con necessità di pause frequenti o difficoltà a salire le scale.
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Dispnea o tachipnea anche a riposo, segno di edema polmonare.
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Sincope o collasso dovuti a ridotto flusso cerebrale.
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Ascite (accumulo di liquidi addominali) o edemi periferici, nelle forme avanzate di scompenso destro.
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Inappetenza e perdita di peso per ridotto apporto di ossigeno ai tessuti.
Nel gatto, i sintomi sono spesso più sfumati: respirazione con bocca aperta, postura accovacciata, letargia, o nei casi più gravi tromboembolismo aortico, che causa paralisi improvvisa degli arti posteriori.
4. Diagnosi: strumenti e indagini
La diagnosi delle cardiopatie richiede una valutazione combinata di segni clinici, auscultazione e diagnostica per immagini.
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Visita clinica e auscultazione cardiaca: il soffio cardiaco è spesso il primo segnale, ma non sempre indica una malattia grave.
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Radiografie toraciche: mostrano ingrandimento cardiaco, congestione polmonare o versamenti.
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Ecocardiografia (ECO): rappresenta il gold standard per lo studio del cuore. Permette di misurare dimensioni, spessori, flussi e valvole, distinguendo le varie forme di cardiopatia.
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Elettrocardiogramma (ECG): fondamentale per individuare aritmie, blocchi o fibrillazioni.
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Biomarcatori ematici (NT-proBNP e troponina I): utili per distinguere una causa cardiaca da una respiratoria in presenza di difficoltà respiratoria e per monitorare la progressione della malattia.
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Holter ECG (monitoraggio 24 ore): consigliato nei Dobermann e in razze predisposte alle aritmie ventricolari.
5. Terapia e gestione del paziente cardiopatico
L’obiettivo della terapia non è guarire la malattia, ma stabilizzare la funzione cardiaca e prevenire gli episodi di scompenso.
5.1 Terapia farmacologica
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Pimobendan → migliora la contrattilità miocardica e riduce il carico di lavoro del cuore (inotropo e vasodilatatore).
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ACE-inibitori (benazepril, enalapril, ramipril) → dilatano i vasi e riducono la pressione di riempimento.
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Diuretici (furosemide, torasemide) → eliminano i liquidi in eccesso, riducendo l’edema.
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Spironolattone → antagonista dell’aldosterone, utile a lungo termine.
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Antiaritmici (sotalolo, mexiletina, amiodarone) → nei casi con aritmie significative.
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Antitrombotici e anticoagulanti (clopidogrel, eparina) → fondamentali nel gatto con HCM.
5.2 Gestione alimentare e ambientale
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Riduzione del sodio nella dieta.
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Mantenimento di un peso corporeo ideale (l’obesità aggrava lo scompenso).
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Attività fisica moderata, evitando stress e sforzi intensi.
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Controllo regolare con ecocardiografia ogni 6–12 mesi per adeguare la terapia.
6. Prognosi e qualità della vita
La prognosi varia notevolmente in base al tipo di cardiopatia e alla risposta terapeutica.
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Nella degenerazione mitralica, gli animali trattati correttamente possono vivere anche 3–5 anni dopo la diagnosi.
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Nei gatti con HCM, la sopravvivenza dipende dalla presenza di tromboembolia e dal grado di ispessimento miocardico.
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La cardiomiopatia dilatativa ha una prognosi più riservata, ma la diagnosi precoce e la gestione attenta possono prolungare la vita in modo significativo.
La chiave è la collaborazione costante tra veterinario e proprietario, con monitoraggi periodici e aggiustamenti terapeutici mirati.
7. Conclusione
Le malattie cardiache nei cani e nei gatti sono complesse, ma non inevitabili nella loro progressione.
L’approccio moderno, basato su diagnosi precoce, monitoraggio continuo e terapia personalizzata, consente oggi di garantire una vita lunga e di buona qualità anche ai pazienti cardiopatici.
La sensibilità del proprietario nel riconoscere i primi segnali e la tempestività del veterinario nel diagnosticarli rappresentano i veri strumenti di prevenzione.